EDMUND DE WAAL

EDMUND DE WAAL

Edmund De Waal, Bottles and jars, 1994-2001
I vasi di Edmund De Waal rappresentano uno dei sottoinsiemi in cui si articola e sviluppa la collezione di Palazzo Bentivoglio.
Se il processo di formazione della raccolta Torlonia è stato quello di essere una collezione di collezioni, acquistate già nei loro nuclei costitutivi (Albani, Cavaceppi, Giustiniani), nell’epoca della riproduzione in serie tutti possiamo essere collezionisti di collezioni, acquistando oggetti che trovano nella serialità il termine ultimo in cui si riassume il loro significato emblematico.

E il lavoro di Edmund De Waal ha come origine proprio una collezione: la serie di netsuke che egli eredita nel 1994 alla morte del prozio Iggie e che erano entrati nel suo immaginario già nel 1991, durante il suo soggiorno in Giappone, paese adottivo di Iggie.
Piccoli, come una scatola di fiammiferi, i netsuke conservano in nuce tutte le qualità che De Waal trasferisce nei suoi vasi: patinati e levigati come i sassi di fiume, con tenui sfumature, così inconsistenti da incutere soggezione dall’essere toccati.

L’esplosione del japonisme nella Parigi dell’Ottocento aveva portato Charles, antenato di Iggie, a svuotare i netsuke del loro valore d’uso, cioé semplici fermagli da cintura, e a trasformarli in oggetti da collezione; così De Waal è riuscito nuovamente a far coincidere la figura dell’artigiano con quella dell’artista, elevando di senso le tecniche ceramiche imparate durante la sua permanenza in Giappone.

E se la collezione di Iggie, nei sui passaggi di mano, ha conservato tutte le peregrinazioni subite e le vite attraversate, trovando il suo compimento nel lavoro di De Waal, viene da chiedersi quali significati e interrogativi possano suscitare gli oggetti che oggi abitano le sale di Palazzo Bentivoglio, cosa si tramanderà nei prossimi possibili possessori, cosa l’oblio porterà inevitabilmente con sé.