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garage BENTIVOGLIO

Matteo Nasini, Il giardino perduto, 2018

Il giardino perduto di Matteo Nasini trova all’interno di garage BENTIVOGLIO una nuova configurazione spaziale. Se nelle stanze della collezione entrava in relazione con le colonne neoclassiche, lo spazio espositivo richiede ora un diverso allestimento. \n Tra vari interrogativi che il garage pone alla collezione c’è sicuramente quello della polisemia dell’opera: ri-allestita all’interno di un white cube, senza doversi confrontare con altri interventi o spazi architettonici storicizzati, l’opera acquista infatti nuovi significati. \n Per le opere d’arte non vale mai il primo incontro, il primo sguardo, si devono sempre ri-guardare, dando loro la possibilità di cambiare insieme a noi, perché né loro né noi rimaniamo gli stessi. Ri-guardare è un’attività umana antistorica, perché è in contraddizione con il normale fluire del tempo che scorre, di Κρόνος che tutto irrimediabilmente fagocita e non dà a nessuno il tempo di tornare sulle cose. \n Una vetrina su strada dà invece la possibilità all’opera di partecipare alla nostra quotidianità, perché tra un passaggio e l’altro, tra una lettura e l’altra dell’opera, passa la vita. Bisogna poi togliere a ri-lettura il significato di più attenzione: la vetrina permette che dantescamente il fruitore guardi e passi, senza doversi curare troppo di quali e quanti significati si porta dietro dopo questo passaggio. \n Le colonne di questo giardino perduto sono infatti portatrici di per sé di innumerevoli significati mitologici e archetipici. Sono ad esempio gli attributi iconografici di due eroi leggendari, uno della mitologia greca, Ercole, l’altro della tradizione giudaica, Sansone, accomunati da un’incredibile forza sovrumana. E hanno una eco nella grande sala dei Giganti di Palazzo Te, dove il crollo di un maestoso edifico frena la scalata all’Olimpo di Alcioneo e compagni. \n garage BENTIVOGLIO vuole così essere un modo per interrogare i passanti su come l’arte possa partecipare alla loro vita. Ma ad ogni riallestimento vuole anche porre ai collezionisti nuove questioni sulle opere della loro collezione, perché il loro essere state su strada, riconfigurate, apre inevitabilmente a nuovi significati, diversi e forse antitetici rispetto a quelli per cui erano state scelte.

15.11.2023
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9.12.2023

a cura di Davide Trabucco

dal mercoledì al sabato dalle 19 alle 23

ph. Carlo Favero

ph. Carlo Favero